Immaginate di aver perso il lavoro o di aver abbandonato la scuola.
Siete a casa, seduti sul divano, aspettando una chiamata, strisciate il dito compulsivamente sul vostro smartphone, aspettando l’ultima notizia o notifica che vi dia un temporaneo sollievo, mentre vi sentite in gabbia, senza via d’uscita.
Poi uscite, andate all’ennesimo colloquio di lavoro, magari non qualificato, dove dovete lavorare, magari poco tempo, ad orari improponibili ed una paga da fame.
Non so voi, ma a noi non sembra una prospettiva allettante per il futuro della nostra società.
Utilizzeremo un passo tratto dal libro “La chiave a stella” di Primo Levi, in cui il protagonista Faussone, innamorato del proprio lavoro, parla della stessa passione che muoveva il padre:
“… certamente ha avuto invidia, ma un’invidia da persona per bene, non come quando uno vorrebbe le fortune di un altro e siccome non le può avere allora gli manda gli accidenti.
A lui un lavoro come il mio gli sarebbe piaciuto, anche se l’impresa ci guadagna sopra, perché almeno non ti porta via il risultato: quello resta lì, è tuo, e non te lo può togliere nessuno, e lui queste cose le capiva, si vedeva dalla maniera con cui stava lì a guardare i suoi lambicchi dopo che li aveva finiti e lucidati.
Quando venivano i clienti a portarseli via, lui gli faceva come una carezzina e si vedeva che gli dispiaceva; se non erano troppo lontani, ogni tanto prendeva la bicicletta e andava a riguardarli, con la scusa di vedere se tutto andava bene.”
Chi ci segue, sa che LINEA 2 è ormai diventata anche una scuola di falegnameria, dove ogni giorno condividiamo la nostra passione con coloro che vogliono entrare in questo meraviglioso mondo.
Da qualche anno le nostre attività di progettazione e realizzazione di arredamenti sono piacevolmente “disturbate” da una mandria di ragazzi che condividono con noi una passione: quella per il legno e per il saper fare.
La cosa che ci affascina di più di questa parte del nostro lavoro è che oltre a veder crescere dei bravi artigiani (non ce lo diciamo da soli ma ce lo dicono le aziende dove vanno a lavorare 🙂 ), all’interno dei corsi si crea un senso di comunità, i ragazzi crescono come lavoratori, ma anche come persone facenti parte di una società e, grazie a ciò che imparano, riscoprono il valore che hanno come individui (un valore che abbiamo tutti) all’interno della collettività.
Una delle frasi che ci ha colpito di più dei nostri ragazzi è stata:
“ormai, quando mi sveglio la mattina, penso solo al legno”.
Potete immaginare che soddisfazione è stata per noi sapere di aver acceso quel fuoco.
Quel fuoco ce lo hanno tutti, certo, c’è chi apprende più velocemente e chi meno, ma tutti sono voraci di sapere, una voracità che però non impedisce a chi è più avanti di fermarsi ed aiutare chi è rimasto in dietro, insegnandoci la solidarietà, in un tempo dove sembra di essere sempre di più gli uni contro gli altri.
Per quanto ci riguarda, finché ne avremo occasione, continueremo a trasmettere il nostro sapere, perché sempre più persone possano svegliarsi la mattina pensando al legno.